Vicino, lontano. Tra questi poli non si gioca solo la nostra esistenza geografica, ma anche quella affettiva: tra il rischio dell’intimità e la quiete fredda della distanza, alla ricerca di un equilibrio poco probabile – e comunque sempre instabile.
Il personaggio fittizio del Signor Teste (originariamente creato da Paul Valéry nel 1892) incarna a suo modo questa scissione, preso com’è tra il desiderio di allontanarsi da tutto per osservare la sua stessa esistenza da spettatore neutrale e la necessità di vivere, di giocare in prima persona, di non sottrarsi al peso doloroso e fecondo del contatto con gli altri e con il mondo.
In un ideale dialogo con Teste, Nicoletta Grillo distilla nelle sue poesie esperienze molto concrete (il dialogo e il suo scacco, la nostalgia, il passato come cartina di tornasole del presente, la malattia) e le restituisce nella loro problematicità attraverso il filtro della riflessione e di una parola che, pur essendo quotidiana, rifiuta la banalità e ricerca una propria irregolare ma essenziale musicalità.
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