Molte delle pubblicazioni presenti in questo sito nascono da fortunati incontri avvenuti qualche tempo fa nel Web. L’approdo all’isola dei Feaci costituisce, in molti casi, il punto di arrivo di testi apparsi in origine nei blog (nell’epoca d’oro dei blog) e transitati per varie webzine letterarie. A volte ci venivano proposte delle sillogi già pronte per la pubblicazione, mancando solo l’imprimatur di un editore; più spesso le “raccolte di poesie” sono maturate nel tempo, costituendosi attraverso una laboriosa vicenda di reciprochi scambi e ripetute letture. Né sono mancati, lungo tale percorso, ripensamenti, negoziazioni, revisioni e persino revoche delle opere già pubblicate.
Tra tutti, l’incontro con il poeta Lino di Gianni è stato senza dubbio uno dei più impegnativi. L’abbondanza della sua produzione poetica e la costante qualità dei suoi testi, infatti, hanno reso particolarmente ardua la scelta dei materiali da pubblicare (altre due sillogi di Lino Di Gianni sono presenti nel sito, oltre a quest’ultima). La difficoltà era accresciuta dal fatto che Lino, una volta affidate le sue poesie alla pagina, o alla pagina web che fosse, sembrava quasi disinteressarsene. Al momento di comporre la silloge, lasciava che la successione dei testi stessi fosse quella cronologica imposta dal blog, non preoccupandosi di raggrupparli e, in definitiva, scegliendo di non scegliere quali pubblicare. Questa propensione per la “raccolta poetica indifferenziata”, per così dire, m’inquietava. Il poeta – mi aveva insegnato un maestro i cui insegnamenti ho disatteso – deve passare buona parte del suo tempo a scegliere, espungere, riordinare i “pezzi”. Ma forse una tale norma è da aggiornare, nell’epoca attuale.
Il problema si è riproposto adesso, con questa nuova scelta di testi poetici apparsi per la maggior parte nei social network. Lino di Gianni non ha tempo per tornare sui propri passi, per le revisioni. Inoltre non vuole imporre argini alla propria ispirazione, all’abbondanza fluviale di un racconto inesausto che quotidianamente viene ripreso, al quale ogni giorno si aggiunge un capitolo imprevisto. La poesia, per Di Gianni, semplicemente accade, senza premeditazione, senza filtri e artifici. E’ come se fosse la vita stessa a scrivere, o a descriversi nel trascorrere dei versi; la vita è un flusso ininterrotto di eventi, proprio come la poesia, e non si può vivere due volte lo stesso evento. Lo spettro tematico della poesia, per Lino di Gianni, coincide col vissuto nella sua interezza. Compito del poeta è registrare, censire quasi, gli avvenimenti, gli incontri con le persone; raccontare un’umanità varia e genuina e il suo contraltare di disumanità e degrado.
Le poesie di Lino Di Gianni sono numerose perché ogni incontro costituisce un’occasione di poesia. Lino, infatti, è un insegnante, e da molti anni insegna italiano agli stranieri adulti. Grazie a questa sua specialissima attività, gode di un privilegio raro per uno scrittore: può incontrare, senza dover viaggiare, esseri umani provenienti da ogni parte del mondo. Quelli che noi chiamiamo migranti, o profughi, o clandestini, lui può chiamarli per nome, nelle sue poesie.
Anche i testi poetici di Lino Di Gianni si dedicano, con straordinaria sensibilità, a questa attività, a questa missione, facendosi dunque testimonianza di accoglienza, di scambio e di affettuoso ascolto. Ed è proprio una singolare esperienza di ascolto e di accoglienza l’humus fecondo in cui nascono le poesie incluse nell’ultima sezione della silloge, intitolata “Corso di italiano per stranieri” (per inciso, la sezione che io prediligo).
Immagino che questi corsi di italiano siano dei seminari di scrittura creativa, per Lino Di Gianni. Seminari in cui è il poeta a imparare; in cui un linguaggio mobilissimo e mimetico apprende a raccontare la sofferenza dei migranti quasi con la loro stessa voce, con le loro parole.
Lo scambio tra il maestro e gli allievi avviene nel segno della gentilezza. La stessa poesia è un’offerta gentile, quasi un reciproco omaggio floreale:
Esistono dei fiori/che si ricamano lievi/una telefonata che chiede/stentatamente domani c’è scuola?/Esistono vite che si/dispongono leali aperte/come un buon piatto/sulla tavola in comune/mi piace essere ospite/a scuola di queste persone […]
Spesso sono i migranti stessi a parlare in prima persona nei testi. La poesia riproduce il loro sforzo di raccontare le proprie drammatiche esperienze nella lingua che stanno imparando:
E’ molto difficile spiegare /sono più bravo a camminare/Ho camminato sul deserto sul mare/nessuno mi ha mai chiesto di parlare/Ora io sono contento molto contento/Un signore strano ma con la faccia buona/mi ha detto adesso tu non devi pensare/Vuoi Ballare? Vuoi Suonare? Vuoi Pitturare?
Il “signore strano con la faccia buona”, ovviamente, non può essere che lui, Lino.
Qui avviene un vero e proprio cortocircuito tra le parole degli stranieri, che stanno imparando una lingua nuova, e linguaggio poetico di Lino Di Gianni, che di per sé tende alla semplicità, all’essenzialità del lessico e della costruzione sintattica. Nessun orpello sarebbe possibile in questa aurora dell’espressione verbale, nessuna parola superflua viene pronunciata in questa scarna e intensa comunicazione.
Prosegue il racconto dello straniero:
Ringrazio il Cielo che sono vivo/che mangio che ho un posto per dormire/anche se le scarpe non sono mie/anche se aspetto il giorno della Commissione/è necessario per il Permesso di soggiorno.
Ecco da chi ha appreso la semplicità, il poeta Lino Di Gianni: dagli stranieri, ma anche dai bambini (“i bambini dal cuore di vento”), dai loro giochi, dalle madri “che continuano a raccontare una buona favola/ai loro bambini”.
Nella semplicità e fluidità paratattica, che appunto imita i modi e la scansione della scrittura infantile, è il segreto della duttilità del linguaggio poetico di Lino di Gianni. Un lessico quotidiano, il succedersi di scarni soggetti e predicati, assecondano a volte un amabile divagare sul filo della memoria, ma senza mai perdere di vista l’urgenza dell’impegno e le sfide del presente. La disarticolazione sintattica, insieme all’assenza di punteggiatura, favoriscono le diramazioni analogiche del discorso e lo arricchiscono di rimandi intertestuali. Questo andamento analogico, talvolta estremo, dà come un senso di liquidità dei testi. Gli stessi accapo della versificazione e la suddivisione in strofe non costituiscono delle cesure, ma delle sospensioni della voce, un prendere fiato, e quasi mai interrompono il flusso discorsivo.
A volte risulta difficile per il lettore, passando da una poesia a un’altra, cogliere un nesso forte di continuità. Eppure si ha l’impressione che il “paesaggio”, lo sfondo sia sempre quello. Accade come nella poesia di pag. 48:
Hai visto c’è di nuovo il mare nel quadro/era sparito va e viene/nella realtà è il vento/in questo quadro invece/sole luna ci sono sempre/però a volte manca una montagna/o il sentiero è deserto[…]mi sorprende il pensiero/della bellezza mutevole/ secondo lo sguardo che le prestiamo/quali occhi quali sentimenti
Anche il lettore, di lettura in lettura, scopre sempre qualcosa di nuovo o non ritrova qualcosa su cui l’attenzione si era soffermata. Ma la rilettura conferma la persistenza, in ogni testo, anche nei più divaganti, di una forte tensione etica. La preoccupazione del maestro Di Gianni, in un mondo imbarbarito in cui i padri insegnano ai bambini “a respingere il nemico nero”, è persino e semplicemente pedagogica, come viene svelato nell’emblematica “l’educazione degli infanti”, che merita riportare qui per intero:
L’educazione degli infanti
Bisognerebbe spiegare ai bambini,
ciascuno come può,
che esistono almeno due Universi
In quello A, contano solo i soldi
In quello B, contano anche i soldi, ma meno
Noi tutti viviamo nell’Universo A,
scopo ultimo e modello ottimale: la mafia.
Motto: tutto quello che è tuo, diventerà mio
Ogni tanto, ci capita di vivere nell’Universo B
pieno di gente confusa, ma di buona volontà
tanta agitazione e pochi risultati, ma ricercati
con le migliori intenzioni
Postilla: noi tutti dobbiamo la sopravvivenza
a coloro che ogni tanto vivono e agiscono
nell’Universo B
Senza, il mondo sarebbe già stato distrutto,
per tutti
Giovanni Monasteri
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lino di gianni says
Grazie molte per la bella annunciazione, per la fatica di un editore come Giovanni che sa fare anche l’editor con i citrulli come me, per i quali quando una poesia è scritta è libera di andare per il mondo, senza carta, senza sezioni tematiche senza titoli nè immagini. La poesia più potente per me è quella che si esprime con uno sguardo, con un sentimento che raramente si riesce a esprimere. Le mie scritture scelgono la forma della poesia per essere libere da vincoli, pastoie, prezzi, edizioni. Non potevo essere più fortunato nel trovare una persona, un amico come Giovanni Monasteri, che ha la rara sensibilità di un ‘alchimista, tanto da trasmutare semplici cammelli portatori delle mie grezze parole, in giraffe immaginiche dai colli lunghi e ammalianti,e soprattutto con le macchie dipinte una per una, (come novello Prometeo), da Lui
lino di gianni says
un alchimista, errata corrige
Giuseppe Contino says
Permesso di soggiorno, il permesso di soggiornare nel mondo. Ho leggiucchiato, letto l’ultima parte, ma credo proprio che leggerò tutta la raccolta.
cinzia says
Bellissime, le poesie di Lino Di Gianni,grazie a Giovanni Monasteri ,per l’accurata prefazione che invita alla lettura di questo autore, straordinario.
Giorgia Satta says
Le poesie di Lino ”costringono ” a domande ed esigono risposte,sono poesie agitatrici di sentimenti e di comportamenti.Poesie-racconto,ti ci trovi dentro e finita la lettura sai che agirai e guarderai donne,uomini e cose con occhi diversi.Vorrai vedere in fondo, che la superficie promette ma non basta.Uomo di bellissima penna,Lino..un poeta attento agli universi,quelli popolati di persone, di mestieri, e solo in fine di lune.
leggerò con calma questa raccolta,ma so già che cosa mi aspetta. grazie Lino.
lino di gianni says
grazie molte a Cinzia, grazie molte a Giorgia, per le belle parole
anna maria bonfiglio says
E’ una bellissima raccolta, una poesia densa, vitale e vissuta con emozione. L’ho salvata per conservarla. Complimenti Lino e ad maiora
anna maria
lino di gianni says
grazie, anna maria